L'articolo originale lo trovi sul sito di Viaggiare è uno stato mentale
Sveglia come sempre alle 8 per la colazione. La giornata si preannuncia semplicemente spettacolare. Sbirciando dalla finestra della camera infatti vedo un cielo completamente sgombro dalle nubi e il blu cobalto di questo cielo alto atesino fa bella mostra di se. Le creste a nord sono illuminate già dal sole ma qui in valle l’attesa è ancora lunga. La temperatura, come ieri mattina, si aggira intorno ai -12 gradi. L’aria è frizzante e il naso frizza ad ogni respiro.
Dopo la solita colazione, saliamo in camera per cambiarci, ci aspetta una giornata di trekking. Senza macchina infatti oggi abbiamo in programma di andare a piedi al lago di Braies, dalla nostra pensione “solo” 7 chilometri circa. Usciamo che sono le 10 in punto e dopo una visita al paesino di Ferrara, cominciamo la salita dapprima lungo la pista di sci da fondo poi addentrandoci nella foresta su sentiero.
Vivere la foresta in questa stagione è assolutamente fantastico. Nessun rumore se non i nostri respiri e la neve calpestata dai nostri scarponi. Il freddo è intenso e pungente. In giro non c’è un’anima viva. Gli animali si guardano bene dal farsi vedere e gli umani? A parte noi nessuno!
Dopo 3 ore esatte raggiungiamo il lago. Spettacolo da rimane senza fiato! Usciti dalla foresta veniamo investiti da una luce calda ed accecante che avvolge completamente l’intero lago ghiacciato. Sullo sfondo la Croda del Becco nella sua imponenza domina dall’alto i suoi possedimenti. Dopo le foto di rito giriamo gallone e ci incamminiamo per il rientro. Abbiamo veramente il cuore leggero colmo di ebrezza per il paesaggio visto e scendiamo velocemente tanto che in un paio d’ore siamo di nuovo alla pensione.
Bellissima giornata che volge al termine. Il sole ormai è sceso di nuovo dietro le creste e quei pochi gradi guadagnati nell’ora più caldo ormai sono un lontano ricordo.
La luce azzurra del fondo valle gelido avvolge velocemente il paesaggio. Ci rifugiamo sotto una doccia calda aspettando l’ora di cena al confortevole calore dei piumoni.
La foresta in generale e queste in particolare hanno qualcosa di magico. Il bianco candore della neve che ogni cosa avvolge ha un che di misterioso. A volte il folto degli abeti lascia spazio ad aperture su radure inaspettate dove magari una casa isolata pare piovuta dal cielo, tutto sembra immobile, ma si capisce dal fumo che esce dal comignolo che c’è vita all’interno. Qui il sole non batterà ancora per diversi mesi e il freddo e la neve resisteranno a lungo anche quando la primavera sul calendario avrà scandito i suoi giorni.
La magia del silenzio poi è restituisce quella dimensione di tranquillità che ogni giorno inseguiamo vanamente nelle nostre vite cittadine. E ci si ritrova fermi ad ammirare uno scorso e accorgersi di essere soli. Sensazione sublime.
La foresta è la patria delle leggende e delle storie che nelle lunghe notti d’inverno venivano tramandate dai “vecchi” ai bambini. Ci vuole un’animo sensibile per leggere i segni di quelle leggende in queste foreste. Pensare che tra 5 mesi in questi stessi posti eccheggeranno urla e risate, clacson e schiamazzi delle orde di turisti che ogni anno invadono questa valle, ci sentiamo dei privilegiati. Conserveremo il ricordo di questa giornata nella mente e nel cuore.
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