Lontano dal turismo di massa, l’Alto Lazio è una terra ricca di sorprese, con i suoi borghi storici dove perdersi tra miti e leggende, magari degustando qualche buon prodotto tipico della zona. Il connubio tra storia e gusto diventa la regola quando si visita Montefiascone, un borgo a circa un’ora da Roma, il cui nome è strettamente legato a quello del suo vino più celebre, l’ Est! Est!! Est!!!. La leggenda è affascinante: è il 1111, e racconta come Martino, servo del Vescovo Johann De Fugger, durante un viaggio a Roma fosse stato mandato dal suo signore alla scoperta dei vini migliori, con il compito di segnalarli sulle porte dei vari paesi con la parola Est! qualora fossero stati buoni, Est!Est!! se fossero stati ottimi. Giunto a Montefiascone, Martino assaggiò il vino che qui veniva prodotto e questo gli piacque così tanto che volle segnalarlo non una ma tre volte.
Il vino percorre l’intera storia di Montefiascone, influenzandone l’economia e il turismo. Del resto uno dei momenti più interessanti per visitare Montefiascone è proprio agosto, in corrispondenza della Fiera del Vino, quando tutta la città festeggia per i vicoli del centro aprendo le cantine ai turisti. Per l’occasione un grande corteo storico percorre la strada che dalla Rocca arriva fino alla chiesa di San Flaviano, al termine della quale, dopo una messa celebrativa, viene versato a terra un intero barile di moscatello sulla tomba del vescovo De Fugger, morto a causa del troppo bere. La Rocca è uno dei luoghi più suggestivi, che dall’alto della sua imponenza domina per intero la città. Vale veramente la pena salire fino in cima, anche per ammirare la splendida vista sul Lago di Bolsena, che abbraccia tutti i paesi circostanti. Qui scelse di risiedere il cardinale Albornoz quando venne chiamato per ristabilire l’ordine nello stato pontificio.
Da questa, che fu la sede di papi e principi, tutto sembra minuscolo, perfino la maestosa cupola della chiesa di Santa Margherita, che si dice sia seconda per grandezza soltanto a quella di San Pietro a Roma, o la grande conca che dal colle corre giù colorata e rigogliosa fino alle sponde del lago. Montefiascone si visita meglio in discesa, anche perchè le continue salite sono veramente una dura prova soprattutto per chi non è abituato alle camminate. Proprio scendendo dalla sommità del colle, girovagando tra le case più vecchie e gli anziani seduti al sole sui muretti e davanti ai bar, si arriva nella cattedrale, all’interno della quale sono custodite le spoglie della patrona, Santa Margherita di Antiochia, decapitata all’età di quindici anni sotto l’imperatore Diocleziano.
E quello delle reliquie sacre, come del resto il legame sancito dalla via Francigena, è uno dei tanti fili conduttori che legano i vari centri intorno al lago. Il riferimento è alla chiesa di Santa Cristina a Bolsena, a soli quindici km da Montefiascone, giustiziata dal padre per il suo voto di devozione assoluta a Dio. Era il 23 luglio, non è dato sapere l’anno, del IV secolo; da allora ogni anno, al ricorrere di quel giorno, e per tutta la mattinata di quello del successivo, un grande corteo in costume attraversa il centro rievocando le gesta della santa, conosciute come i Misteri. Soprattutto durante il periodo medievale Velina, questo era il nome etrusco, raggiunse l’apice dello sviluppo, e le numerose costruzioni risalenti a questo periodo ne sono la testimonianza più evidente. Su tutte la Rocca costruita dalla Famiglia Monaldeschi della Cervara, in vista delle incursioni di Federico Barbarossa, tra il XII e il XIII secolo, al cui interno si trova attualmente il Museo Territoriale del lago di Bolsena. Una piccola pausa la meritano anche i vecchi ristoranti disseminati lungo il centro storico, dove si possono gustare alcuni tra i tipici piatti a base di pesce della zona, come il coregone alla griglia o i lattarini, o ancora la prelibata zuppa di trinca.
Proseguendo la circumnavigazione del lago, tappa obbligata è la splendida Capodimonte. Situata su un piccolo promontorio, il paese si sviluppa tutt’attorno alla Rocca Farnese, appartenente all’omonima famiglia che qui dominò per più di cento anni, dal 1385 fino al 1649. Per essa passarono principi, artisti e papi, lodandone sempre la magnificenza: la sua bellezza fu decantata dallo stesso Vasari, e addirittura Dante ne parla nella Divina Commedia. Scendendo dal promontorio, dopo aver attraversato la caratteristica piazza su cui si affaccia il comune, con i panni stesi ai lati delle strade e le signore anziane affacciate dalle finestre, possono essere ammirati la Chiesa Collegiata di S. Maria Assunta, il Palazzo Borghese e il palazzo Puniatowski, testimoni della matrice medievale dell’abitato. Un tempo fiorente borgo la cui ricchezza principale si basava sulla pesca, col passare del tempo Capodimonte si è progressivamente spopolato: oggi anche quest’ultima attività non viene più praticata e il porto viene utilizzato quasi esclusivamente per le piccole barche a vela, e se si visita il paese fuori stagione, le strade sono calme e silenziose, ben lontane dal caos che le caratterizza d’estate.
Scendendo verso il lago il paese cambia conformazione, sviluppandosi in piano fino ad arrivare alla spiaggia: a questo punto è inevitabile fermarsi per degustare le pietanze tipiche di queste zone, dal vino, qui la fa da padrone la cannaiola, arrivando ovviamente al pesce e ai formaggi tipici. Si chiude con Capodimonte questo viaggio a ritroso, in questi luoghi in cui il tempo sembra essersi fermato a qualche decennio fa. È veramente impressionante, ma piacevolmente sorprendente, come certi luoghi rimangano immutati col passare degli anni. Sarebbe bello se, invece di essere l’eccezione, questa fosse la norma.