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SullʼAppennino Marchigiano la via dei pastori e dei pellegrini

di Simona ottobre 4, 2010
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Un tempo si chiamava la via dei pastori e dei pellegrini.
Quando ancora la pastorizia da queste parti era una risorsa, e i pellegrinaggi unʼabitudine cari agli abitanti del posto, lʼantico cammino che da Visso corre fino al santuario di Macereto era uno dei percorsi più conosciuti e frequentati.
Oggi i tempi sono cambiati, e i pellegrini e i pastori questa strada preferiscono percorrerla in automobile. Ciononostante il fascino di questo percorso sembra del tutto invariato.
Il percorso ha inizio a Visso, uno dei cento borghi più belli dʼItalia, poco lontano dal confine tra Marche e Umbria, e si snoda in un tratto dellʼantica Via di Macerata e Laureta.

Visso sembra un paese dʼaltri tempi. Il terremoto del 1997, che sconvolse lʼentroterra umbro-marchigiano, qui non ha lasciato segni. O meglio, le crepe e le devastazioni sono state cancellate dalle case grazie a una sapiente ricostruzione che ha cercato di riportare il paese ai suoi antichi splendori. E il risultato fa un certo effetto, a cominciare dalla Piazza dei Martiri Vissani, punto nevralgico del borgo, sulla quale si affaccia la Colleggiata di Santa Maria, unʼimponente costruzione in stile romanico-gotico risalente al XII secolo. Poco distantedallʼedificio religioso è situato il museo della Chiesa di SantʼAgostino, mentre dallʼaltra parte della piazza è custodita una raccolta di manoscritti di Giacomo Leopardi.
Abbandonata Visso, lʼantica via dei pellegrini e dei pastori sale lungo il versante ovest del Monte Careschio per arrivare, dopo una camminata di circa dieci chilometri, allʼaltopiano di Macereto. Fino agli Anni Ottanta è stata questa la strada utilizzata per la transumanza, il trasporto delle bestie, in prevalenza ovini, dalla maremma fino ai pascoli montani, dʼestate. Qui son passati greggi e pastori, dapprima a piedi e poi su motociclette nel dopoguerra, fino ai giorni nostri, quando la transumanza è diventata un affare di autotreni per il trasporto del bestiame.
Lʼaltopiano di Macereto comunica un senso di eternità. Il silenzio la fa da padrone, e gli unici rumori che vi si sentono sono quello delle greggi al pascolo e quello della brezza che soffia sempre, anche dʼestate. Dʼaltronde lʼaltopiano si trova a circa 1000 metri sul livello del mare, come denuncia anche la vegetazione brulla che lo arricchisce.
Lʼantico santuario della Madonna di Macereto si trova a termine di una lunga strada asfaltata che si snoda su tutto lʼaltipiano, racchiuso entro una cerchia muraria e custodito da un fitto bosco di pini. Realizzato nel XVI secolo, lʼedificio si erge maestoso e custodisce al suo interno anche opere di un certo prestigio, attribuite a Simone De Magistris. Su tutte spicca però la Madonna Miracolosa, che secondo la tradizione giunse nel santuario il 12 agosto 1359. Si narra che a portarla furono dei muli, i quali, arrivati nel prato ove sorge il santuario, smisero di camminare e non vollero più proseguire.
La camminata lungo la via dei pastori termina nella vicina Cupi, a pochi km dal santuario.
Il borgo montano, di origine medievale, è un piccolo agglomerato di case in pietra, dallʼaspetto solido, oggi quasi disabitato. Tuttavia questo è forse uno dei pochissimi posti nella zona dove è ancora possibile incontrare i “pastorelli”, che continuano a produrre i formaggi secondo la vecchie tradizione. Come Beniamino, che da anni mantiene in vita le regole secolari tramandate di generazione in generazione per la produzione dei suoi ottimi formaggi, testimone orgoglioso di una storia dʼaltri tempi.

Da non perdere durante il cammino

  • Una visita gastronomica alla Macelleria Calabrò, a Visso: qui è quasi doveroso assaggiare il ciauscolo, il tipico salume marchigiano, una sorta di salame da spalmare, prodotto da Giorgio Calabrò secondo una ricetta tramandata di generazione in generazione.
  • Se vi piacciono i formaggi fate un salto dal “Pastorello di Cupi”. Qui potrete assaggiare l’ottimo pecorino e la ricotta di pecora prodotti da Beniamino e Sandra in maniera del tutto artigianale (www.pastorellodicupi.it)

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